Esercizi di stretching: a cosa servono e come farli

Spesso lo stretching è ritenuta una tipologia di attività noiosa che andava a completare un allenamento specifico. Il più delle volte vengono effettuati movimenti di allungamento di qualche minuto al termine di un’attività fisica, in modo da agevolare il recupero post allenamento. Oggi, grazie ad approfondite ricerche e al parere degli esperti, la consapevolezza degli effetti benefici di questo allenamento è notevolmente aumentata, diventando una vera e propria attività fisica da svolgere anche indipendentemente da eventuali sport praticati.

Stretching significato

Lo stretching, nonostante sia spesso associato alla cultura statunitense, in realtà ha ben altre origini ed è strettamente connesso all’approccio tipico delle filosofie orientali, orientate alla teoria olistica del benessere. La cultura orientale, infatti, si basa essenzialmente sulla perfetta coesistenza tra benessere del corpo e della mente, approccio che trova una perfetta applicazione proprio nello stretching.

In termini puramente tecnici, invece, si definisce stretching uno o più esercizi finalizzati ad aumentare la capacità di allungamento muscolare. Allenarsi a casa, con esercizi di allungamento mirati, potrà avere benefici legati ad una maggiore elasticità, cosa che potrà riflettersi anche nei movimenti quotidiani più banali.

A cosa serve lo stretching

Gli esercizi di allungamento muscolare prevedono la mobilizzazione delle articolazioni attraverso movimenti di stiramento. L’obiettivo, tramite questi esercizi di norma effettuati nel pre e post allenamento, è quello di sollecitare le fibre muscolari e il tessuto connettivo. Questa tipologia di allenamento è strettamente correlata alla mobilità articolare che si traduce nella capacità di un individuo di compiere movimenti al massimo della estensione consentita dalle articolazioni.

La capacità di compiere questi movimenti in estensione, però, è molto condizionata dalla temperatura dell’ambiente, al livello di riscaldamento del corpo e dalla struttura ossea dell’articolazione stessa. Gli esercizi di estensione muscolare sono molto importanti non solo per donare un perfetto stato di forma, ma anche per scongiurare eventuali infortuni durante una comune e classica attività fisica, soprattutto in condizioni climatiche non particolarmente favorevoli.

Come fare stretching

In linea generale esistono tre metodi differenti per svolgere questi esercizi di estensione muscolare in modo da ottenere un perfetto stato di forma e riuscire a svolgere anche movimenti più complessi senza incorrere a stiramenti o altri infortuni muscolari. Stiamo parlando di esercizi di stretching dinamico, statico e isometrico.

Stretching dinamico

Questo particolare movimento viene utilizzato di norma prima di una gara o di un’attività sportiva che prevede un notevole sforzo a livello di articolazioni. L’obiettivo dello stretching dinamico sarà quello di spingere le articolazioni al massimo della loro capacità di estensione. Più in particolare, il muscolo agonista viene contratto e, in questo modo, tenderà ad allungare il muscolo antagonista. Movimenti rapidi e controllati.

Stretching statico

In questa categoria rientrano gli esercizi che comunemente prendono spunto dallo yoga. Consistono nel mantenimento di posizioni statiche, diverse a seconda del gruppo muscolare che si intende sollecitare, per un lasso di tempo limitato. La respirazione gioca un ruolo importante in questo sistema di stiramento muscolare. Oltre ad una questione prettamente fisica, questo sistema di allungamento può giocare anche al benessere psichico.

Stretching isometrico

Questa tecnica è sicuramente quella più complessa rispetto alle due sopra citate. Esistono diversi metodi per svolgere un’attività di stretching isometrico. Probabilmente la più comune è detta P.N.F., acronimo di Proprioceptive Neuromuscolar Facilitation. Tramite questa metodologia, utilizzata anche in fisioterapia, l’obiettivo è quello di rilassare i gruppi muscolari coinvolti con una stimolazione programmata dei propriocettori generali.

In questo contesto gioca un ruolo decisivo il sistema nervoso centrale e, appunto, i propriocettori che hanno il compito di monitorare le attività del muscolo in caso di eccessivo allungamento o contrazione. In condizioni normali, il cervello invierà dei segnali inibitori nel momento in cui tendiamo a svolgere un movimento o un esercizio eccessivamente complesso che possa danneggiare il muscolo coinvolto (sia di contrazione che di allungamento).

Grazie al PNF, invece, sarà possibile aumentare la soglia di tolleranza e acquisire una forza maggiore durante movimenti estremi, Si tratta di esercizi molto complessi che richiedono pratica e assistenza da parte di professionisti del settore.

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